Salti quantici e Rottura dei Cluster
Albert Einstein diceva: “Se avessi una sola ora per risolvere un problema, dedicherei i primi 55 minuti alla sua definizione e gli ultimi 5 minuti alla sua soluzione”.
Come abbiamo spiegato nell’articolo “Acqua e il corpo umano”, è fondamentale evitare il più possibile la formazione di Clusters, e quando questi si formano (praticamente sempre), dobbiamo cercare di romperli. Affinché le molecole d’acqua ruotino liberamente (quindi non siano agglomerate in macromolecole Clusters), sarà necessario somministrare la giusta quantità di energia che si trova tra i 4 e 14 µ (micron), le nostre energie sottili come anche la “riflettanza” di molti biossidi (la tecnologia FIT Therapy ne è un esempio lampante), sono in grado di dare esattamente questa energia.
Riflettanza: La riflettanza misura, in ottica, la capacità di riflettere parte della luce incidente su una data superficie o materiale. Essendo quindi il rapporto tra intensità del flusso radiante riflesso e intensità del flusso radiante incidente, è una grandezza adimensionale.(Wikipedia)
Tramite questa “riflettanza” vengono frammentati i Clusters (cioè i legami a Ponte di Idrogeno), senza rompere il legame Ossigeno – Idrogeno.
Per permettere che questi fenomeni possano avvenire, abbiamo appena detto che dovremo fornire un particolare quantitativo di energia o un multiplo della stessa.
In questa immagine semplificata, vediamo un atomo con i livelli energetici degli strati orbitalici, in cui ruotano i suoi elettroni (n=1, n=2, n=3 ecc.).
Quando uno di questi elettroni (normalmente quelli degli strati più esterni), viene colpito da un fotone (biofotone), questo sarà in grado di saltare di uno o più strati energetici, a patto che il quantitativo di energia del fotone sia tale da permettere questo salto.
Per capire meglio: se stiamo salendo una scala, e l’altezza dei gradini è di 22 cm, per poter salire dovrò alzare il piede di almeno 22 cm, altrimenti alzandolo meno inciamperò, non riuscendo a superare il gradino stesso.
Sin dalle origini della chimica era stato osservato che l’assorbimento della luce da parte dei gas non varia in maniera continua con la lunghezza d’onda ma è caratterizzato dalla presenza di un gran numero di picchi (livelli) disposti in maniera complicata e non omogenea.
Il tentativo di spiegare la natura dei picchi di assorbimento fu alla base del Modello atomico di Bohr: già Rutherford aveva proposto l’idea che l’atomo fosse composto da un piccolo nucleo carico positivamente attorno al quale ruotavano in orbite circolari gli elettroni. In seguito Bohr, seguendo le idee proposte da Planck ed Einstein, ipotizzò che gli elettroni potessero trovarsi solo su determinati livelli energetici e potessero muoversi dall’uno all’altro solo per salti di energia specifica. Questo semplice modello fu una delle basi per lo sviluppo della meccanica quantistica. (tratto da Wikipedia)
L’elettrone che è saltato di uno o più livelli (in stato di eccitazione), non può rimanere in eterno in questa situazione, e tende nel breve tempo, a tornare al suo stato energetico originario (stato energetico di stabilità), e nel fare questo ri-emette esattamente la stessa quantità di energia (fotone) che aveva assorbito, generando quindi una specie di reazione energetica a catena.
Questi salti continui e ripetuti (vibrazione o risonanza energetica), permettono la libera rotazione delle molecole dell’acqua e quindi la rottura dei Clusters.
Di seguito alcune informazioni per cercare di saperne un un po’ di più.
Quando parliamo di configurazione elettronica ci riferiamo alla disposizione degli elettroni, cioè al loro comportamento attorno ai nuclei di un atomo o di più atomi legati tra loro (molecola).
Ogni elettrone è identificabile dai suoi 4 numeri quantici:
Primo numero quantico: Il numero quantico principale n definisce il livello di energia dell’elettrone e la dimensione degli orbitali. Può assumere valori interi positivi: n = 1, 2, 3, 4, 5, 6 ecc.
Secondo numero quantico: Il numero quantico secondario l stablisce il numero dei sottolivelli in cui si differenzia ciascun livello. Ogni sottolivello raggruppa orbitali della stessa forma definita dal valore di l compreso tra 0 e n − 1.
Ogni sottolivello corrispondente a ciascun valore di l viene indicato con una lettera minuscola secondo il seguente schema:
valore di l | 0 | 1 | 2 | 3 | 4 |
simbolo | s | p | d | f | g |
Si parla quindi di orbitali di tipo s, orbitali di tipo p, orbitali di tipo d ecc.
Terzo numero quantico: Il numero quantico magnetico m. Determina il numero di orbitali appartenenti a ciascun sottolivello e il loro orientamento nello spazio. Gli orbitali di uno stesso sottolivello sono isoenergetici ; m può assumere tutti i valori interi da −l a +l, compreso lo zero. Per esempio, per l = 1, m = −1, 0, +1, ossia al sottolivello p appartengono tre orbitali isoenergetici orientati secondo gli assi cartesiani: px, py, pz.
Quarto numero quantico: Il numero quantico di spin, ms è legato al senso della rotazione, orario o antiorario, dell’elettrone attorno al proprio asse. Esso può assumere valore +1/2 e −1/2. Ogni orbitale può contenere al massimo due elettroni (doppietto elettronico) con spin opposto.
Per concludere questa breve dissertazione di chimica vi aggiungo un disegno semplice sulle diverse forme degli orbitali (spazi intorno al nucleo dove abbiamo il 99% di probabilità di trovare l’elettrone o la coppia di elettroni con i rispettivi 4 numeri quantici.
Questo articolo è stato redatto dal dr Ubaldo Gallo
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