Dieci milioni di italiani ricorrono al Pronto soccorso per dolore acuto
L’Italia è tra le
pochissime nazioni ad essersi dotata di un impianto normativo sulla terapia del
dolore.
La legge 38/2010, infatti, tutela chi ne soffre
in maniera cronica, sancendo per tutti i cittadini il diritto all’accesso alla
terapia del dolore e alle cure palliative.
Il dolore è generalmente sintomo di qualcosa che
non va bene, un effetto di una patologia in corso. Quando il dolore diventa
cronico, la terapia del dolore assume rilevanza assoluta allo scopo di limitare
il disagio, la sofferenza, la compromissione spesso grave della qualità della
vita.
La terapia del dolore comprende tutti quegli
atti farmacologici, interventistici, chirurgici e cognitivo-comportamentali che
hanno lo scopo di ridurre il dolore inutile.
Una patologia che affligge il 20% della
popolazione italiana. Il dolore colpisce dunque un italiano su cinque e
rappresenta un’emergenza sociale.
Dieci milioni di persone in Italia nel 2015 si
sono recate al Pronto soccorso per dolore acuto; il 60% delle richieste di
intervento con i medici di base avvengono per la stessa ragione.
Tra i fattori di rischio per l’insorgenza del
dolore acuto, i prevalenti sono incidenti stradali, infortuni sul lavoro,
incidenti in ambiente domestico, patologie cardiovascolari acute e
tumori.
Tra le cause del dolore acuto, in evidenza 3
macro-aree: mal di schiena ( 78% di accessi al pronto soccorso per dolore ),
cefalea ( 16% ) e coliche renali ( 5% ). A tutto questo va aggiunto il dolore
iatrogeno, quale quello dovuto a interventi chirurgici, che in un anno in
Italia sono quasi 5 milioni, e in cui il dolore può essere previsto e
controllato.
Tra le persone al di sopra dei 65 anni, la
percentuale media delle persone con dolore supera il 50%. Inoltre, i pazienti
con un numero di condizioni morbose elevato, obesi, a basso livello di
scolarità, di sesso femminile sono colpiti con frequenza ancora maggiore.
In Italia lo studio IPSE ( ItalianPainreSEarch,
SIMG 2005 ) attribuisce il 75% delle richieste di intervento del medico di
medicina generale per dolore a cause osteoarticolari, seguite a distanza dalle
cefalee e dal dolore viscerale (complessivamente 10-12%).
Ogni anno in Italia vengono effettuati circa 5
milioni di interventi chirurgici, e molti inducono necessariamente, per la
lesione dei tessuti, dolore postoperatorio di entità variabile. Questo dolore
può e deve essere controllato per consentire ai pazienti di mantenere il più
possibile le loro condizioni di benessere.
La terapia del dolore consiste in trattamenti
finalizzati a lenire o bloccare la progressione dello stimolo doloroso in
malati colpiti da patologie particolarmente invalidanti, come ad esempio i
pazienti oncologici.
La terapia comprende molti tipi d’intervento, diversi
tra loro, ad esempio metodi psicologici e fisici, come l’agopuntura o la
fisioterapia. Si tratta d’interventi che attivano i meccanismi nervosi centrali
e/o periferici che inibiscono la progressione dello stimolo doloroso. Oppure,
di trattamenti che agiscono su altri sistemi sensitivi, che bloccano la
trasmissione di questi stimoli dolorosi.
Tuttavia, la maggior parte degli interventi
contro il dolore è di natura farmacologica. Secondo il ministero della Salute,
attualmente i farmaci indicati nella gestione del dolore appartengono alle
seguenti categorie: analgesici non-narcotici, analgesici narcotici, adiuvanti e
anestetici locali, e sono i seguenti: Buprenorfina, Codeina, Diidrocodeina,
Fentanyl, Idrocodone, Idromorfone, Metadone, Morfina, Ossicodone, Ossimorfone,
Sufentanil per somministrazioni ad uso sublinguale, e Tapentadolo.
Tra i farmaci più impiegati vi sono i medicinali
analgesici oppiacei. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha stabilito
una scala graduata d’interventi in base alle caratteristiche e all’entità del
dolore.
L’efficacia della terapia del dolore è, infatti,
strettamente legata all’individuo, alle sue condizioni generali di salute, alla
sua età, e alla sua capacità di tollerare un determinato tipo di farmaco.
(Xagena Medicina) – Fonte: Fondazione ANT, 2017
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