Il dolore pelvico è un malessere continuo o intermittente, percepito nella porzione centrale più inferiore dell’addome, chiamata ipogastrio, e localizzato in strutture relative alla pelvi (le porzioni terminali dell’apparato digerente e urogenitale).

Quando è persistente per più di sei mesi viene definito DOLORE PELVICO CRONICO.

Il dolore pelvico è molto più frequente nel genere femminile ed è una condizione molto diffusa: interessa circa una donna su sei, con una prevalenza che varia dal 6 al 27% a seconda degli studi. Nelle donne il dolore pelvico è causato principalmente da disturbi ginecologici (endometriosi, dismenorrea, ovulazione.

Il dolore pelvico cronico può persistere determinando sequele psicologiche che possono intaccare lo sviluppo personale, sociale, lavorativo o educativo della persona.

Dolore pelvico cronico DONNA:

Endometriosi da Wikipedia
  • Endometriosi: è una malattia determinata dall’accumulo anomalo di cellule endometriali fuori dall’utero. Solitamente le cellule endometriali dovrebbero trovarsi all’interno di esso. Questa anomalia determina nel corpo infiammazione cronica dannosa per l’apparato femminile, che si manifesta tramite forti dolori e sofferenze intestinali. I principali sintomi dell’endometriosi sono caratterizzati da dolori molto intensi durante il periodo mestruale e premestruale (dismenorrea) e nel periodo dell’ovulazione, insieme a dolori pelvici cronici, dolore durante i rapporti sessuali, stanchezza fisica cronica. Per questo l’alimentazione, lo stile di vita e l’uso di integratori specifici (per ridurre l’infiammazione), sono consigliabili per una riduzione della malattia. 
  • Vulvodinia: è definibile come un disturbo dei genitali esterni, caratterizzato da labbra vaginali gonfie, irritate, con dolore e bruciore durante e dopo i rapporti. Scarsi o irrilevanti segni durante le visite ginecologiche. La forma più frequente (80% dei casi), è quella del vestibolo vaginale chiamata vestibolite vulvare. Questa è determinata da un incremento del volume e delle terminazioni nervose nella vulva (di solito è arrossata), con incremento del bruciore e del dolore in loco e a livello di tutto il sistema nervoso. Condurre vita sociale e vita di coppia serena, utilizzando se possibile prodotti naturali non invasivi, è di grande utilità.
  • Dolore fibromuscolare:  il dolore fibro-muscolare è una malattia cronica incurabile. Essa si caratterizza per dolori diffusi a localizzazione variabile nella muscolatura della zona pelvica. Dolori alla schiena, sensazione di dolore in risposta alla pressione associati a sintomi secondari quali stanchezza, disturbi del sonno, rigidità mattutina, difficoltà di concentrazione, carenza istintuale, meteoropatia, sensazione di gonfiore a mani, piedi e viso e numerosi altri disturbi.Nelle donne si osserva un picco durante e dopo la menopausa. Le cause del dolore fibro-muscolare, come pure i meccanismi che ne sono all’origine sono poco chiare. Numerosi reperti rivelano l’influenza di fattori genetici, ormonali, neurofisiologici, psichici e di altro tipo. Secondo il quadro generale delle diagnosi, l’ipotesi attualmente più accreditata è quella di un disturbo dei sistemi di elaborazione del dolore all’interno del sistema nervoso centrale, che ha per conseguenza un abbassamento della soglia del dolore.
  • Ciclo doloroso, dismenorrea: è il termine medico con cui vengono indicati i dolori associati al ciclo mestruale. In alcuni casi, la sintomatologia è facilmente controllabile mediante l’assunzione di antidolorifici; per alcune donne, invece, si tratta di un problema estremamente debilitante che può interferire con le normali attività quotidiane. Sono molte le donne che soffrono di dismenorrea. A essere particolarmente a rischio sono le ragazze sotto i 20 anniquelle che hanno avuto il primo ciclo prima degli 11 anni, le donne con mestruazioni abbondanti o che hanno un flusso irregolare, quelle che non hanno mai avuto figli o le cui madri soffrono o hanno sofferto di dismenorrea e le fumatrici. Generalmente la dismenorrea non è associata a complicazioni a carico dell’apparato riproduttivo. Spesso alla base del dolore non c’è una causa specifica. In questo caso si parla di dismenorrea primaria. Nei casi di dismenorrea secondaria, invece, i sintomi sono legati a patologie dell’apparato riproduttivo, come l’endometriosi, l’adenomiosi, fibromi uterini, infezioni o stenosi (restringimenti) della cervice uterina. A scatenare i dolori sono le contrazioni dell’utero promosse dalle prostaglandine, molecole associate all’infiammazione. Secondo molti esperti quando sono intense queste contrazioni restringono i vasi sanguigni che irrorano all’utero, privandolo di ossigeno per un breve periodo. In caso di dismenorrea primaria l’unico approccio terapeutico possibile è quello a base di farmaci antinfiammatori non steroidei, che aiutano a contrastare il dolore, o di anticoncezionali. La pillola, infatti, impedisce l’ovulazione e, quindi, riduce l’intensità degli spasmi dell’utero. Spesso inoltre si ricorre alla supplementazione di magnesio (che riduce gli spasmi muscolari) in fase pre-mestruale. Si stanno valutando terapie con integratori come la PEA.

Dolore pelvico cronico UOMO:

Dolore pelvico nell’uomo
  • Prostatiti croniche abatteriche: La prostatite cronica abatterica o anche detta sindrome dolorosa pelvica cronica o prostatite di tipo III, è un’infiammazione abatterica, che tuttavia provoca numerosi fastidi e dolori; tale sindrome si presenta gradualmente e i suoi sintomi hanno un carattere persistente. Questo tipo di disturbo è molto frequente nella popolazione maschile, proprio per questo motivo, sebbene siano ancora incerte del tutto le cause, le teorie in proposito si sono via via elaborate nel corso del tempo. Secondo alcuni la causa risiederebbe in un problema alle terminazioni nervose della prostata; secondo altri ci troviamo dinanzi ad una malattia autoimmune. La teoria più condivisa, infine, sarebbe quella che collega la prostatite abatterica a particolari circostanze e condizioni psicologiche (situazioni di stress, traumi psicologici, pratica di sport ad alto impatto). I sintomi più diffusi sono:

• Dolore costante per tre o più mesi allo scroto e all’ano, o all’addome centro-inferiore o al pene e allo scroto;

• Dolore durante o dopo la minzione;

• Dolore durante o dopo l’eiaculazione;

• Minzione frequente;

• Urgenza ed impossibilità di ritardare la minzione;

In alcuni individui, la prostatite abatterica è responsabile anche della disfunzione erettile e del calo del desiderio sessuale.

Attualmente non esistono trattamenti specifici per tale sindrome, ma solo rimedi e trattamenti sintomatici (trattamenti che agiscono sui sintomi, alleviandoli).

I trattamenti generalmente riconosciuti sono: i farmaci alfa-bloccanti; l’uso dei FANS; Infiltrazioni dei nervi pudendi; Infiltrazioni della prostata.

  • Traumi perineali : Chi pratica sport particolari (per es, mountain bike, equitazione, motocross ecc.) sottopone la regione perineale a continuo stress pressorio e traumatismi vari con conseguente lesione degli organi perineali. Nell’uomo un trauma al perineo può produrre lesioni del pene e dello scroto e rotture dell’uretra. Diversi studi sono stati eseguiti su ciclisti che sviluppano deficit erettivo, perdita della sensibilità, parestesie perineo-genitali, dolore cronico perineo-scrotale. Il 5% dei ciclisti tra 21 e 30 anni, fino al 15-20% dei ciclisti di età superiore, sperimentano un deficit erettivo, ed il disturbo tipicamente si appalesa nei soggetti che praticano tale sport per almeno 3 ore alla settimana. La eziopatogenesi del deficit erettivo è stata fondamentalmente correlata ad una riduzione del flusso sanguigno in sede perineale, con calo della tensione di ossigeno e stimolo alla fibrosi peniena. Altri disturbi urogenitali riportati dai ciclisti sono meno frequenti: priapismo, trombosi peniena, traumi scrotali o torsione funicolare, uretrite, ematuria, formazione di noduli perineali. Sporadicamente si riportano alterazioni del PSA solo in parte attribuibili alla frequente prostatite cronica dei ciclisti.

Dolore pelvico cronico UOMO – DONNA:

  • Sindrome vescica dolorosa: La sindrome della vescica dolorosa o cistite interstiziale è uno stato doloroso cronico della vescica caratterizzato da dolore accentuato dal riempimento vescicale e alleviato per un breve lasso di tempo dopo la minzione, con conseguente pollachiuria. L’eziopatogenesi non è stata completamente chiarita, di fatto esiste un’infiammazione della parete vescicale. Interessa prevalentemente il sesso femminile rispetto al sesso maschile con rapporto 8-9:1 e può compromettere in modo significativo la qualità di vita dei pazienti affetti. I pazienti riferiscono un dolore pressoché costante, con crisi di esacerbazione in cui il dolore diventa intenso, addirittura insopportabile. Motivi per cui i pazienti potrebbero presentarsi al pronto soccorso sono rappresentati dall’intensità del dolore e dalla refrattarietà agli analgesici comuni. Nonostante il nome, la cistite interstiziale è ben diversa dalla comune cistite, causata da batteri specifici. Essa è provocata da un’alterazione delle pareti della vescica, la cui causa è ancora ignota. Le alterazioni dell’epitelio interno, a contatto con l’ambiente acido presente nelle urine, includono un aumento della sensibilità nervosa locale che regola il dolore e incrementano la ricezione dello stimolo di urinare a livello del serbatoio vescicale. Normalmente si effettuano terapie con antidepressivi triciclici (amitriptilina), antistaminici (idroxizina), pentosano polisolfato sodico .

Per concludere: cosa può essere utile usare nel dolore pelvico cronico:

  • integratori di vitamina D migliorano le difese immunitarie (la maggior parte delle donne italiane hanno carenza di vitamina D);
  • integratori a base di Ferro, vitamine B9 (acido folico), B12 e vitamina C aiutano a ridurre l’anemia che amplifica (se presente) la percezione del dolore;
  • magnesio che riduce irritabilità e tensioni muscolari;
  • acido Alfa-lipoico (300 mg per 2 volte al dì) per “calmare” i nostri mastociti;
  • palmitoiletalamide (PEA), nelle sue varie formulazioni (800-1200 mg die);
  • amitriplina (antico antidepressivo ma potente antinfiammatorio- 1 goccia in un bicchiere d’acqua a salire su controllo medico);
  • eventualmente farmaci via via più potenti.

Articolo a cura del dr. Ubaldo Gallo con il contributo del dr. Armando Vianoli

Tutte le informazioni che troverete in questo sito, pur essendo soggette a continui controlli e revisioni, possono contenere delle imprecisioni.