Gli over 65
sono una quota crescente della popolazione italiana: sono oltre 12 milioni su
circa 60 milioni di cittadini. Molte le patologie età correlate, i problemi
psicologici e le implicazioni sociali.
Secondo l’Associazione Italiana di
Psicogeriatria bisogna agire su almeno tre piani:
1) dedicare molta cura alla sfera fisica, dall’attività motoria alla prevenzione delle malattie croniche e alla cura delle stesse quando compaiono, senza diventare schiavi della medicina, ma non rinunciando a seguire le indicazioni di medici preparati e responsabili, soprattutto per patologie come il diabete mellito e l’arteriosclerosi;
2) esercitare attività psichica: bisogna restare collegati con il mondo e con le sue evoluzioni;
3) mantenere le dinamiche relazionali e affettive, anche con le attività lavorative quando disponibili e adatte alle condizioni di salute.
Tutto ciò però rischia di non essere realistico, non diviene cioè patrimonio di chi invecchia, se il tempo che resta da vivere non assume un significato, se diviene solo la gestione stanca di eventi che si susseguono, senza la possibilità di scegliere le modalità più personali per incidere sul trascorrere del tempo.
Infatti, se la vita non acquisisce un significato, allora la persona rinuncia all’impegno e a scelte coraggiose. Il mondo diviene piatto, caratterizzato da continue rinunce, in uno scenario dominato da perdite che si susseguono e spesso dalla depressione.
L’analisi della realtà sociale e sanitaria italiana evidenzia una generalizzata e inadeguata percezione riguardo i molteplici cambiamenti che si manifestano durante il periodo della vita che è la vecchiaia e le conseguenze concrete che questa mancanza provoca.
Si rileva come le strutture sanitarie dell’Italia siano in affanno nell’organizzare e gestire una assistenza adeguata sia per accompagnare gli anziani in buona salute, sia per prendere in carico quelli gravati da numerose co-morbilità.
Esiste il
problema del riconoscimento della dignità della persona anziana e si ravvisa
contemporaneamente la necessità di una preparazione alla vecchiaia che preveda
corretti stili di vita ma anche approfondisca e coltivi il significato della
vita e del tempo stesso.
Gli anziani richiedono un’intensa attività di
assistenza con un importante dispendio energetico, emotivo ed economico.
Inoltre, una
parte della popolazione anziana risulta affetta da malattie degenerative come
la malattia di Alzheimer la cui cura diventa ancor più onerosa per le famiglie
e le strutture socio sanitarie.
La malattia di Alzheimer è una patologia età
correlata, che affligge circa 800mila soggetti; ma considerando anche i
familiari coinvolti, ad essere interessati sono diversi milioni di
italiani.
Ancora non esistono terapie, quindi deve essere
gestita, ma non dall’ospedale, bensì dai servizi a lungo termine. Serve dunque
una più efficiente organizzazione, che vada oltre la ricerca scientifica.
Si aggiungono poi ulteriori problemi. I tempi
lunghi che si impiegano attualmente per una diagnosi e un’ampia sperequazione
tra le varie regioni nella distribuzione di servizio sul territorio.
Ad esempio, l’assistenza domiciliare è prestata al 5% degli abitanti over 65 dell’Emilia-Romagna e solo allo 0.3% degli abitanti del Lazio.
Un ulteriore punto di riferimento che deve essere maggiormente valorizzato è il vaccino, fondamentale negli anziani.
La
vaccinazione in tarda età permette di godere di una anzianità di qualità,
evitando fragilità e disabilità.
L’influenza provoca ancora 8mila morti tra gli
anziani non-vaccinati; ma ci sono anche altre vaccinazioni parimenti
importanti, come quella contro la polmonite pneumococcica, o contro il fuoco di
Sant’Antonio, che non provoca il decesso, ma può avere nefaste conseguenze
sulla qualità di vita.
Fonte: Associazione Italiana di Psicogeriatria, 2017
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