I consumi e la qualità degli alimenti in questi ultimi vent’anni sono notevolmente cambiati, sia sotto l’aspetto quantitativo che sotto quello qualitativo.
In realtà oggi abbiamo meno necessità caloriche, principalmente dovuto a due fattori:
- diminuita attività fisica (oggi la maggior parte del lavoro è sempre più concettuale e molto meno manuale)
- miglioramento del confort domestico e degli ambienti di lavoro (viviamo e lavoriamo in ambienti meglio climatizzati con conseguente minor necessità di compensazione della temperatura corporea del nostro organismo e quindi minor utilizzo di calorie per mantenere i 37° corporei)
Queste minori necessità caloriche, hanno portato, come conseguenza, alla riduzione di consumi di derrate alimentari pro-capite, riduzione stimata tra il 5 ed il 10%, va da sé quindi, che introducendo meno alimenti, significa minor introduzione energetica, ma anche una minor introduzione di vitamine e sali minerali.
Minori necessità caloriche, non sempre sono correlate ad una minore necessità vitaminica e di sali minerali, quindi siamo in una fase che definirei “paradossale”, abbiamo maggiori risorse alimentari, ma introduciamo meno microelementi, e come conseguenza riscontriamo sempre più carenze simili ai tempi in cui c’erano poche risorse e di scadente qualità.
E’ materia di diversi studi e discussioni scientifiche, quanto i moderni processi di produzione, lavorazione, conservazione e distribuzione degli alimenti, che oggi arrivano da tutte le parti del mondo (catena lunga), la continua e pressante richiesta di prodotti fuori stagione, e, non da ultimo, l’inquinamento, fanno si che la nostra alimentazione perda buona parte dei nutrienti fondamentali.
Le conseguenze sono scontate: assimiliamo meno principi nutritivi di quanto si possa pensare, soprattutto in termini di vitamine e sali minerali. Si stima una media, per quanto riguarda la frutta e la verdura, di una perdita delle proprietà nutritive di circa il 50%.
Alcuni esempi:
Un’arancia perde circa il 90% di vitamine del complesso B dopo 36 ore dal raccolto. (prof. A. Fidanza, Università La Sapienza -Roma)
Un cavolfiore, perde, con la cottura, l’86% di Acido Folico, Vitamina C, Vitamina B6 e Vitamina PP. Nel minestrone vengono distrutte quasi totalmente le Vitamine C, B12 et altro. La frutta, conservata fuori stagione e fatta maturare nei magazzini, ha perso quasi tutte le proprie vitamine e i sali minerali. (prof. B. Cestaro, Università di Milano)
Un recente studio inglese, condotto in un ospedale, ha dimostrato l’estrema volatilità della Vitamina C. Sono stati analizzati i livelli di questa vitamina nei piselli surgelati che venivano somministrati ai pazienti, i risultati hanno dimostrato che 100 g di questi piselli, appena estratti dal congelatore contenevano mediamente 20,5 mg di vitamina C, a fine cottura la vitamina C era scesa a 8,1 mg, una volta riposti nei carrelli scaldavivande scesa a 3,7 mg per arrivare alla fine del percorso nei piatti dei pazienti con 1,1 mg.
La perdita totale di questa vitamina è risultata del 95%.
Per concludere: E’ evidente che seguire un’alimentazione equilibrata con i comuni alimenti reperibili nella maggior parte dei canali commerciali di distribuzione, alla luce di quanto soprariportato, risulta alquanto complesso e difficile. E’ evidente che, condizioni di stress o situazioni di maggior attività fisica ecc., e qualsiasi comportamento che modifichi o alteri le abitudini quotidiane della popolazione, richieda la somministrazione di integratori dedicati e specifici, a patto che questi siano consigliati e/o prescritti, da esperti in ambito sanitario.
Ultima considerazione è di privilegiare aziende che siano in grado di proporre filiere produttive “pulite”, ed utilizzino materie prime di qualità. Diffidare dei prodotti troppo pubblicizzati e a basso costo, poiché tutti i costi di promozione dei prodotti sono a scapito della qualità.
Articolo a cura del dott. Giampaolo Bellini Dietista iscritto all’Ordine di Ferrara al n° 44
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