La “medicina alternativa”, anche detta terapia non convenzionale, comprende tutte quelle pratiche mediche non “ufficialmente riconosciute” dalla medicina occidentale, cioè tutte quelle pratiche che, in qualche modo, si autodefiniscono “alternative” alla medicina ufficiale. Oggi questa terminologia è usata per indicare tutte quelle discipline diverse dalla medicina ufficiale.

Tra le principali forme di medicina alternativa troviamo:

  • la medicina omeopatica
  • la fitoterapia
  • la cristalloterapia
  • l’aromaterapia
  • la medicina Ayurvedica
  • l’agopuntura
  • lo yoga
  • la chiropratica
  • il tai chi
  • l’iridologia
  • la reflessologia
  • la meditazione
  • lo shatsu
  • l’ipnosi
  • la pranoterapia
  • la piramidologia

La maggior parte di queste pratiche hanno in comune la visione “olistica” (unitaria) dell’uomo e affondano le loro radici nelle tradizioni popolari o sono conseguenza di alcune interpretazioni filosofiche.

Ogni volta che assumiamo un farmaco avremo effetti positivi (curativi), ed effetti negativi (effetti collaterali). A volte, si pensa, che utilizzare la medicina alternativa, riduca (o addirittura elimini) gli effetti collaterali, cosa che invece non è.

Su quest’onda di pensiero sempre più diffuso, sappiamo che chi utilizza queste terapie sono principalmente le donne (circa 16% delle donne italiane, circa 5 milioni di donne), uomini (11%, circa 3,3 milioni di uomini), tendenzialmente più abitanti nel Nord Italia, con un livello di istruzione medio-alta e una condizione economica medio-elevata.

L’omeopatia è diffusa soprattutto tra i giovani con età compresa tra 25 e 29 anni (circa  3,5 milioni di persone).

L’agopuntura è più diffusa tra gli adulti tra i 45 ed i 49 anni (circa 4,9 milioni di persone).

La fitoterapia (fenomeno in grande espansione) è invece diffusa tra ambosessi di tutte le età.  

Le motivazioni principali che portano a scegliere una pratica alternativa, sono principalmente le seguenti:

  • Scarsa soddisfazione delle cure “abituali”, o scarsa fiducia del parere del medico,
  • Tempistiche “a volte bibliche” della medicina convenzionale,
  • Eccessiva speranza nella risposta terapeutica della medicina convenzionale, a volte scarsamente efficace,
  • Approccio psicologico semplicistico (tutto quello che è alternativo al farmaco, non fa male),
  • Timore degli effetti collaterali,
  • Attenzione di molti medici verso queste pratiche,
  • Grande spinta delle farmacie, parafarmacie, erboristerie, verso tipologie di prodotti alternativi ai farmaci,
  • Grandi interessi economici da parte dei produttori specifici, ai quali, oggi si aggiungono sempre più spesso, le grandi aziende farmaceutiche (ridotti margini sui farmaci, grandi ricavi con integratori e presidi).

Moltissime persone pensano che tutto ciò che è naturale sia sempre buono. Molti pensano per esempio che i prodotti fitoterapici (preparazioni a base di erbe), poiché sono naturali, sono sicuri (la parola natura o naturale ha sempre un’accezione positiva).

In realtà tutto questo è falso! La natura spesso è implacabile. Se pensiamo a batteri, virus, funghi, ecc., se pensiamo ad eventi naturali come terremoti, alluvioni, incendi, non possiamo certo dire che siano buoni.

LA FITOTERAPIA

La fitoterapia prevede l’utilizzo di piante o estratti di piante per curare le malattie. Le principali fornitrici di sostanze curative, infatti, sono proprio le piante. Le moderne preparazioni fitoterapiche sono ottenute a partire dal materiale vegetale, sia fresco che essiccato, tramite estrazioni con solventi e metodiche diverse.

Le erbe officinali (medicinali), se usate in modo improprio o a dosaggi inadeguati possono diventare  potenti veleni. Sta solo a noi utilizzare queste risorse in modo corretto.

Molti farmaci sono stati ottenuti grazie alle piante.

Bisogna sempre e comunque fare attenzione, infatti sappiamo che esistono molte piante che interagiscono con i farmaci, riducendone l’azione terapeutica o aumentandone la tossicità. Molte piante officinali possono dare gravi effetti indesiderati.

L’OMEOPATIA

L’omeopatia “vorrebbe” curare una malattia con un rimedio che provoca gli stessi sintomi (“Similia similibus curantur”). Secondo questa pratica, per essere efficace il principio attivo deve essere usato in soluzioni estremamente diluite, potenziate mediante scuotimento. Gli omeopati sostengono la cosiddetta memoria dell’acqua:

“Le molecole per un determinato periodo di tempo, anche dopo numerose trasformazioni e a grande distanza dal luogo di origine, conserverebbero una geometria molecolare derivata dagli elementi chimici con cui sono venute a contatto”.

Quindi, secondo questa pratica, la soluzione diluita conserverebbe l’informazione del principio attivo e gli stessi effetti terapeutici di una dose maggiore. Senza l’effetto memoria dell’acqua, le concentrazioni di principio attivo in queste soluzioni acquose sarebbero così basse, da essere prive di effetti terapeutici.

In realtà, non esiste alcuna prova scientifica della presunta memoria dell’acqua.

Attraverso una metanalisi pubblicata nel 2005 dalla prestigiosa rivista “The Lancet”, la comunità scientifica ha documentato che l’efficacia dell’omeopatia come metodo curativo sarebbe equiparabile all’effetto placebo.

IL PLACEBO

Per placebo s’intende ogni sostanza innocua o qualsiasi altra terapia o approccio di qualsiasi tipo ma non farmacologico (un consiglio, un conforto, un atto chirurgico) che, anche se privo di efficacia terapeutica, viene somministrato ad una persona facendole credere che sia un trattamento necessario (agendo quindi a livello psicologico).

Possiamo quindi curaci con un po’ d’acqua pura, in po’ di zucchero o simili?

Sappiamo per certo che i principi attivi (un antiipertensivo, un ansiolitico, un sonnifero o uno stimolante, ecc.) hanno effetti sull’individuo anche se somministrate a sua insaputa, paradossalmente vale anche l’inverso: sostanze inattive, a volte, hanno effetto se vengono presentate come efficaci (farmaci). Solo fatto di sottoporsi a una terapia giova ai pazienti.

Questo è l’effetto placebo, ed è davvero sorprendente: una pastiglia finta può ridurre i dolori cronici, l’asma, l’ipertensione, l’angina pectoris; se si somministra a dei soggetti una bevanda analcoolica, dicendo che invece contiene alcool, molti si sentiranno leggermente ubriachi.

Anche la fiducia nei confronti del medico e della terapia sono molto importanti.

Avremo un effetto placebo anche in quelle persone che non credono nella terapia alla quale si sottopone.

‍In conclusione, “naturale = benefico” è molto spesso un inganno per abusare della credulità di alcune persone.

Tratto da pubblicazione dell’Ist. Mario Negri del gennaio 2020

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