Oggi grazie alla cucina più elaborata anche se a costo ridotto, mangiamo cibi che sono ricchi di omega 6. Gli Omega 6 sono acidi grassi essenziali ed una adeguata dose aiuta il corpo nelle sue funzioni, proprio come ogni acido grasso dovrebbe fare. Però l’eccesso di consumo può far male. Perchè un’omega 6 possa dare il meglio nel corpo, questo dovrebbe essere nella proporzione di 2 a 1 con l’altro acido grasso, l’omega 3. La carenza di omega 3 e la contemporanea abbondanza di omega 6 può portare ad una significativa diminuzione delle difese immunitarie. Come possiamo immaginare più patologie respiratorie come raffreddori, influenze ed infezioni in genere (soprattutto quelle respiratorie). Alcuni studi legano lo squilibrio fra omega 3 e omega 6 ad un rischio di aumento di cancro e accidenti cardiovascolari (infarti, TIA, Ictus ecc.ecc.).
Qui di seguito ho identificato un lavoro molto interessante a suffragio di quanto sopra espresso, pubblicato su una delle più autorevoli riviste mondiali.
Acidi grassi polinsaturi Omega-6 (Ω6) circolanti e mortalità totale
Sebbene gli Acidi grassi polinsaturi Ω6 siano stati raccomandati per ridurre la malattia coronarica, rimangono dubbi sui benefici rispetto ai danni, e timori per i teorizzati effetti pro-infiammatori degli.
Sono state studiate le associazioni tra Ω6 circolanti, tra cui l’Acido linoleico, l’Acido gamma-linolenico l’Acido diomo-gamma-linolenico e l’Acido arachidonico , con la mortalità totale e causa-specifica nel Cardiovascular Health Study.
Tra 2.792 partecipanti (di età uguale o superiore a 65 anni)
senza malattia cardiovascolare al basale, sono stati misurati gli Ω6 nei
fosfolipidi plasmatici al basale con metodi standardizzati.
E’ stata valutata la mortalità per tutte le
cause e causa-specifica, la malattia coronarica incidente totale e l’ictus e
sono state esaminate le associazioni di Ω con il rischio.
Durante 34/291 anni/persona di follow-up (1992-2010), si sono verificati 1.994 decessi (678 morti cardiovascolari), con 427 malattie coronariche fatali e 418 non-fatali e 154 ictus fatali e 399 non-fatali.
Un più alto livello di Acido linoleico è stato associato a una minore mortalità totale, con rapporto di rischio al quintile estremo di 0.87 (P per tendenza=0.005, cioè molto significativo).
Un numero di decessi inferiore è in gran parte imputabile a cause dovute a malattie cardiovascolari, in particolare mortalità da malattia coronarica non-aritmica (Hazard Ratio, HR=0.51; P per tendenza=0.001).
L’Acido gamma-linolenico, l’Acido diomo-gamma-linolenico e l’Acido arachidonico circolanti non sono stati significativamente associati con la mortalità totale o causa-specifica (ad esempio, per l’Acido arachidonico e la morte da malattia coronarica, l’hazard ratio del quintile estremo è stato di 0.97; P trend=0.87).
L’Acido linoleico ha mostrato un’associazione inversa con la mortalità totale (P=0.005).
C’erano poche evidenze che le associazioni di PUFA n-6 con la mortalità totale variassero per età, sesso, etnia, o PUFA n-3 plasmatici.
Prendendo in esame i PUFA n-6 e i PUFA n-3, è risultato evidente un rischio più basso con i più alti livelli di entrambi.
In conclusione, alti livelli circolanti di Acido linoleico, ma non di altri PUFA n-6, sono risultati inversamente associati con la mortalità totale e la malattia coronarica negli adulti più anziani.
Fonte: Wu JHY et al, Circulation 2014
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