Il Lapacho è un albero originario del Brasile, ma si è sparso in tutto il Sud-America.

Appartiene alla famiglia delle Bignoniacee, che consiste di circa 100 specie, di alcune delle quali è difficile parlare, anche per gli specialisti. La varietà a fiori rosa-porpora proveniente dal Sud America (Tabebuia Avellanedae) ha l’azione medicinale più forte.

Il Lapacho viene usato come erba medicinale da più di mille anni. E’ uno dei rimedi considerati indispensabili dagli indiani Callawaya del Brasile e dagli Incas. Secondo racconti dell’epoca, gli incas usavano il lapacho per curare molte malattie, comprese quelle degenerative.

Anche gli Indiani brasiliani usavano la parte interna della corteccia per un gran numero di disordini, come infiammazione intestinale, dissenteria, febbre, mal di gola, ferite, artriti, cistite, problemi del tratto respiratorio, morsi di serpente e vari tipi di carcinoma.

Centinaia di anni di esperienza hanno insegnato che la parte interna della corteccia dà i migliori risultati terapeutici, ma anche la parte più esterna ed il legno contengono, in quantità minore, principi attivi.

Il lapacholo è stata la prima sostanza chimica del lapacho ad essere ricercata approfonditamente. E’ stata isolata già dal 1882 e la formula chimica è stata definita nel 1896. L’azione anti-batterica è stata scoperta in Brasile nel 1956 e nello stesso il medesimo gruppo di ricerca ha isolato l’a e il b- lapachone e lo xiloidone; questi costituenti hanno dimostrato di avere potere battericida e fungicida.

Un numero considerevole di altri componenti attivi furono scoperti nel 1967 all’Università di Aberdeen. L’azione antibiotica, così come l’attività antitumorale, dipende soprattutto dalla capacità del lapacholo di interferire con il metabolismo mitocondriale dell’ossigeno, attraverso l’inibizione del trasporto elettronico.

Le proprietà del Lapacho sono soprattutto antibatteriche,  antinfiammatorie, antiossidanti, depurative e toniche. Ci sono diverse ricerche scientifiche che hanno confermato le virtù di questa pianta di cui si è isolato in particolare un principio attivo, il lapacholo, utile appunto a contrastare funghi e batteri. Si continuano a studiare gli effetti di questo albero anche valutando l’eventualità che possa essere un valido alleato nella lotta ai tumori.

Durante gli anni 50 l’equipe del professor Osvaldo Gonsalves dell’Università di Recife ha dimostrato l’azione antibiotica di molti costituenti attivi. Nello stesso periodo, il Professor Walter Radames Accorsi ha condotto studi clinici su ampia scala in un ospedale di San Paolo, usando il lapacho per trattare pazienti colpiti da leucemia, carcinoma, stati infiammatori e immunodeficienza. I risultati sono stati molto promettenti e la loro pubblicazione ha sollevato molto interesse. I risultati del Professor Accorsi sono stati inseriti nella Farmacopea Brasiliana, che stabilisce che il lapacho può essere usato in tutti i tipi di carcinoma e leucemia. Nel corso degli anni tanti sono stati gli studi ed ricerche condotte da diversi medici e ricercatori tra cui i dottori Teodoro Meyer e SebastiaoLaet. In seguito si è sentito parlare poco del lapacho, fino agli anni 80, quando venne rotto il silenzio sulla prima ricerca brasiliana e vennero resi noti nuovi dati internazionali.

Gli indigeni sudamericani raccolgono da migliaia di anni la parte interna della corteccia di questo albero che cresce nelle foreste amazzoniche e nelle montagne di Paraguay, Argentina, Brasile e le zone montagnose della Bolivia e del Peru’. Il Lapacho viene utilizzato come erba medicinale da piu’ di mille anni. I costituenti piu’ importanti sono 18 differenti chinoni, comprendenti sia naftochinoni che antrachinoni, che raramente si trovano insieme nella stessa pianta. I naftachinoni, lapacholo, b-lapachone e xiloidone sono considerati i più importanti. Altri costituenti sono la quercitina, il lapachenolo, gli indoli, il coenzima Q, alcaloidi.

Diversi studi condotti in particolare in Brasile hanno evidenziato l’attività antisettica della Tabebubia, con proprietà inibitrice verso i batteri gram-positivi (stafilococchi e streptococchi) responsabili, tra l’altro delle infezioni delle prime vie respiratorie, gram-negativi (brucella) e miceti (candida albicans). Tale proprietà è dovuta al lapacholo e soprattutto al beta-lapachone; si è ipotizzato che i principi attivi della Tabebuia interferiscono a livello di produzione energetica ed enzimatica dei microorganismi, causandone la morte. Possiede una notevole attivita’ antivirale, attribuita alla capacita’ di inibire dei processi enzimatici necessari alla moltiplicazione dei virus. Tale attività è stata dimostrata nei confronti dei virus dell’influenza, dell’herpes simplex (tipo 1 e 2), della stomatite vescicolare e della polio. Si stanno studiando le possibilità del beta-lapachone di inibire alcuni retrovirus come il virus responsabili di leucemie e AIDS. Le proprietà antiparassitarie sono state tra le prime evidenziate, in particolare verso la malaria e la schistosomiasi. Vengono attribuite alla Tabebuibia anche proprieta’ antitumorali dovute al lapacholo e al beta-lapachone; il lapacholo sembra avere una forte affinità per le cellule tumorali, tanto che si ritrova in alte concentrazioni in tali cellule dopo circa sei ore dalla somministrazione.

Uno dei meccanismi con cui agisce sembra essere una interferenza con il metabolismo dell’ossigeno nelle cellule malate impedendone la respirazione. Ricerche recenti hanno dimostrato che il lapacholo e i naftochinoni naturali esercitano effetti immunomodulanti: a basse dosi hanno azione immustimolante, a concentrazioni relativamente elevate mostra attività citotossica o immunosopressiva. Questa proprietà della Tabebuia è estremamente interessante per tutti quei disturbi in cui è necessario stimolare il sistema immunitario in maniera dolce, soprattutto nei disturbi cronici.

In sintesi grazie alla sue componenti la Tabebuia presenta proprietà antiossidanti, antifungine, antibatteriche, antivirali, antinfiammatorie. Può essere indicata per: stomatite, problemi gastrointestinali, malattie epatiche, influenza, raffreddore, problemi respiratori, candidosi. E’ essenzialmente una pianta immunostimolante.

Agisce favorevolmente sulle funzioni fisiologiche di difesa dell’organismo

articolo a cura del dr Edoardo Losa e del dr Armando Vianoli

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