Il microbiota intestinale, un complesso di specie microbiche che abitano il nostro intestino, è una rete incredibilmente complessa di microbi che, interagendo, giocano un ruolo cruciale non solo nella digestione, ma anche in tutte le funzioni dell’organismo e nella difesa immunitaria.

Questa rete influenza le funzioni endocrine e ha effetti persino sul sistema nervoso centrale. Un numero sempre più consistente di studi non lascia dubbi in merito al fatto che una composizione diversificata ed equilibrata del microbiota è fondamentale per il benessere dell’organismo.

Sono tante le patologie che in un prossimo futuro verranno trattate anche attraverso la modulazione del microbiota: dalla retto-colite ulcerosa, alle malattie auto infiammatorie, come l’artrite reumatoide. 
C’è anche interesse in campo oncologico.

La micro-bio-me-revolution ha cambiato tutte le nostre conoscenze circa il funzionamento degli organi che sono a contatto con l’esterno (apparato digerente e organi che in esso secernono, cioè pancreas e fegato, polmone, apparato genito-urinario) e le cui superfici sono colonizzate da comunità microbiche (il cosiddetto microbiota) fin dall’infanzia. 

Il microbiota ha due grandi effetti: sul metabolismo (direttamente o attraverso l’interazione con l’apparato endocrino) e sull’immunità (aiuta a difendere l’organismo dagli invasori e tiene continuamente attivo il sistema immunitario). 

Questo ha delle ricadute importanti in una miscellanea di malattie, come le patologie infiammatorie dell’apparato digerente e non solo (artrite reumatoide e sclerosi multipla); influenza la patogenesi della progressione di molte malattie dell’apparato digerente, come la colangite sclerosante, la pancreatite cronica o la malattia diverticolare. 
Ha un ruolo molto importante anche nell’obesità e della sindrome metabolica. 
In più sta emergendo un importante ruolo del microbiota nella progressione delle malattie oncologiche e nella buona risposta ai nuovi immunoterapici. 
Molti gli studi nei quali il microbioma sta emergendo come un importante cofattore anche in patologie neurodegenerative, quali l’Alzheimer e il Parkinson, ma anche nell’autismo e in alcune patologie psichiatriche.

Oggi è possibile effettuare la caratterizzazione metagenomica del microbiota (almeno di quello fecale). Questa viene effettuata spesso da spin-off create proprio per la caratterizzazione del microbiota, attraverso tecniche di next generation sequencing. 
I referti sono molti complessi e descrivono la composizione del microbiota in termini di filae, di famiglie, di specie. 
Il problema è che, una volta acquisito il profilo metagenomico del microbiota, è necessario comprenderne l’applicazione. E’ questo lo spazio nel quale si inserisce una microbiome clinic.

La microbiome clinic è un ambulatorio che dovrebbe essere gestito da clinici dell’apparato digerente, qualora il paziente soffra di patologie dell’apparato digerente.
Importante la presenza di un microbiologo clinico e di un infettivologo, che insieme al gastroenterologo valutino la necessità e la tipologia di intervento da effettuare, oltre al nutrizionista, perché variando l’apporto dei grassi, delle proteine, delle fibre con la dieta, è possibile modulare ila composizione del microbiota.

Quali malattie si possono trattare andando a modificare la composizione del microbiota ? Ad oggi vi è solo un intervento di validità riconosciuta in clinica, il trapianto di microbiota per il trattamento della colite da Clostridium difficile antibiotico-resistente, che può essere ripetuto anche più volte, sulla base della gravità della malattia. 
Per il futuro prossimo, si stanno accumulando dati interessanti sulla colite ulcerosa, per la quale sono già in corso studi randomizzati controllati che dimostrano che, se si identifica la biomassa ottimale (la cosiddetta magicpoop, o il magicpoopdonor, il donatore della biomassa ottimale) si riesce a mandare in remissione questa patologia.

Un altro compito della microbiome clinic sarà quello di identificare i donatori da utilizzare per le varie patologie. 
A grandi linee avremo in futuro il mondo del trapianto del microbiota per malattie infettive antibiotico-resistenti (per la quale la biomassa è poco rilevante); ma per altre avremo un trapianto di microbiota personalizzato, nel quale verrà scelto il profilo del donatore e il ricevente ottimale. 
In Italia il trapianto di microbiota (un tempo impropriamente chiamato trapianto fecale) è considerato un trapianto di tessuto ed è regolato dalla legge 190; non è ancora nei LEA ma è in avanzata fase di valutazione e il Centro nazionale trapianti lo ha inserito all’interno del mondo dei trapianti di tessuti.

Il microbiota può essere modulato anche con l’alimentazione e con l’assunzione di probiotici (che hanno anche evidenze di efficacia di grado A nella diarrea da antibiotici, in quella infettiva non-batterica, nella pouchite del paziente con colite ulcerosa, ecc.). 
Di fatto ad oggi noi utilizziamo ancora uno stesso probiotico per una serie di patologie e su persone diverse. 
In futuro quando disporremo dei profili metagenomici del microbiota delle varie persone, saremo anche in grado di consigliare un cocktail di probiotici su misura. 
Già oggi, nel paziente con intestino irritabile e stipsi, che sappiamo completamente privo di Bifidobatteri, è giustificato utilizzare un probiotico tutto a base di Bifidobatteri per migliorare il quadro clinico di questi pazienti.

Nel prossimo futuro, si potrà disporre dei profili metagenomici di tutte le malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide e la sclerosi multipla; avremo poi i profili dei pazienti oncologici che devono fare immunoterapie.

( Xagena Medicina )
Fonte: Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva ( Sige ), 2018

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